Albrecht Wenzel Eusebius von Wallenstein era un Generale (Heřmanice, Boemia Orientale, 1583 – Cheb 1634) di religione protestante, poi convertitosi al cristianesimo, Wallenstein entrò nelle grazie dell’imperatore Federico II che gli conferì incarichi e titoli, tra cui quello di “generalissimo dell’Oceano e del Mar Baltico”. Rimosso per un breve periodo dal comando per l’ostilità dei principi dell’impero, (1630-32), venne sostituito dal Tilly che intraprese nella Germania del nord una campagna per assicurare l’esecuzione dell’Editto di restituzione; conquistò Magdeburgo e devastò la Sassonia, ma fu sconfitto (1631) a Breitenfeld da Gustavo Adolfo e ferito in combattimento. Wallenstein venne quindi richiamato dall’imperatore, per intervenire contro la Svezia. L’anno successivo, però, presero corpo i sospetti sulla sua fedeltà alla corte, sospetti che portarono alla decisione dell’imperatore di farlo uccidere (1634).
Vita e attività
Di confessione protestante, studiò all’università luterana di Altdorf. Nel 1604 combatté contro gli Ungheresi, per gli Asburgo, i cui favori acquistò nel 1606 dopo la sua conversione al cattolicesimo. Nel 1609 sposò una ricchissima vedova della Moravia che morì nel 1614 lasciandogli una cospicua eredità. Assoldò a proprie spese corazzieri e moschettieri nella guerra del Friuli tra Venezia e casa d’Austria (1614-17) e li pose a disposizione dell’arciduca Ferdinando; dopo la defenestrazione di Praga i ribelli boemi gli affidarono il comando di un reggimento, ma Wallenstein
rimase fedele agli Asburgo. Repressa la ribellione, ottenne dall’imperatore la dignità di principe dell’Impero e il titolo di duca di Friedland (1625). Un nuovo matrimonio (1623) con Isabella von Harrach, figlia di un consigliere di Ferdinando II, gli assicurò notevole influenza alla corte. L’intervento di re Cristiano IV di Danimarca nella guerra dei Trent’anni offrì a Wallenstein l’occasione di proporre a Ferdinando II la costituzione a proprie spese di un esercito imperiale di 24.000 uomini, offerta che fu accettata. La cooperazione militare di W., nominato generale dell’esercito imperiale, si dimostrò estremamente utile: Cristiano IV, incalzato dalle forze di Tilly e di Wallenstein, fu costretto a ritirarsi nello Jütland e a concludere la pace (1629). Wallenstein intanto si era insediato nel Meclemburgo (l’imperatore gli aveva anche conferito il titolo di duca); quale “generalissimo dell’Oceano e del Mar Baltico”, ideò una lega cattolica contro la Danimarca, la Svezia e gli Stati Generali per affermare la sovranità dell’Impero anche sul mare. La potenza politica e militare di Wallenstein cominciava tuttavia a preoccupare i principi dell’Impero, che obbligarono l’imperatore nella dieta di Ratisbona (1630) a togliergli il comando e a sciogliere l’esercito. Ma l’intervento di Gustavo Adolfo di Svezia a favore dei principi protestanti e l’invasione svedese della Pomerania persuasero l’imperatore Ferdinando II a richiamare nuovamente Wallenstein, che accettò, ponendo però condizioni talmente onerose da minacciare la stessa supremazia imperiale. Sopraggiunsero (1632) le due battaglie di Norimberga e di Lützen. Sebbene terminata con la morte di Gustavo Adolfo, quest’ultima ebbe esito negativo sul piano militare, costando a Wallenstein la perdita di tutta l’artiglieria; ritiratosi quindi in Boemia, gravi sospetti sorsero da parte imperiale sulle sue effettive intenzioni e sulla sua fedeltà. L’atteggiamento assunto nel 1633, quando in più occasioni evitò di intervenire per alleggerire la minaccia militare nemica che pesava sull’imperatore, confermò i timori che si nutrivano a Vienna, per cui si decise di sopprimerlo: in seguito alla defezione di alcuni suoi generali, Wallenstein fu arrestato per ordine dell’imperatore e ucciso.
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