Il castello dovette acquisire in breve tempo, una notevole importanza politica ed amministrativa, come dimostra la sua rapida evoluzione architettonica che vide, in una seconda fase di sviluppo, l’allargamento della primitiva dimora feudale con la costruzione di due corpi uno a sud, l’attuale palazzo centrale, ed uno a nord oggi detto “corpo E”.
Veniva così delineandosi il particolare sviluppo lineare secondo l’asse nord-sud proprio di Montecuccolo, con l’estensione di una seconda cerchia muraria che ampliava la prima attorno alla torre-mastio verso sud e verso est. Un atto rogato a Montecuccolo nel 1168 attesta che la località era divenuta sede di atti amministrativi e giudiziari: pertanto nel frattempo è presumibile che avesse cominciato a prendere forma anche il borgo sottostante[1].
L’ampliamento forniva alla rocca l’aggiunta di altri due palazzi da quattro piani alla prima dimora feudale, all’epoca di pari altezza. Il restauro avvenuto nel 2003 che ha sostituito il verandone panoramico, ha fornito un quinto piano al palazzo nuovo centrale. In termini di stanze nel suo insieme le due ali costituiscono quasi la metà degli spazi della rocca.
Il palazzo nuovo centrale
Le prime foto d’epoca del Castello mostrano il palazzo nuovo alto fino all’attuale terzo piano e tutt’uno con la dimora feudale, dotato di merlature e coperto con un tetto a spioventi. Le finestre erano molto piccole: se ne notano quattro tra secondo e terzo piano e nulla più che feritoie al piano terra ed al primo. A cavallo del 1899/1900 il canonico Don Gaetano Bonvicini fece restaurare la rocca con il progetto, poi fallito, di trasformare il Castello in un albergo. Quattro ampie finestre vengono aperte ai primi due piani e sono leggermente allargate quelle degli ultimi due.
A seguito del crollo definitivo della dimora feudale pochi anni dopo, viene risistemato il tetto a spioventi del palazzo nuovo che ora risulta centrale e dominante nel quadro d’insieme della rocca. Una fotografia degli anni ‘20 mostra la linea muraria sopra il tetto con l’ultimo merlo superstite sulla destra.
Uno scatto di trent’anni dopo, negli anni ’50, mostra ancora il merlo superstite, la struttura degli ultimi due piani crollata secondo un taglio trasversale a sinistra, il vuoto degli ambienti interni ed il legno delle travi. La serie di disegni ad acquaforte degli architetti G. Lipparini ed A. Palladini[2] mostrano una situazione che a fine anni ‘70 si era ulteriormente aggravata.
Nei primissimi anni ‘80 però il restauro della rocca comincia a prendere corpo: la parete dell’ultimo piano viene restaurata e, secondo i dettami ministeriali dell’epoca, si dovette rendere riconoscibile la parte recuperata con l’introduzione di un elemento di modernità e cioè un “verandone” panoramico in vetro sormontato dalla copertura di un tetto.
Le indicazioni del ministero prevedevano addirittura che venisse fatta una vetrata anche alla sommità della torre del trebbo che dá sulla piazza del borgo. Non erano ancora stati recuperati i piani: ancora a fine anni ‘90 si saliva lungo una struttura a bordo del muro e, raggiunta la vetta, era possibile ammirare il panorama circostante ma era meglio non voltarsi perché il vuoto alle spalle dava le vertigini! Quel verandone in vetro non era mai piaciuto ai frignanesi ed era davvero un pugno nell’occhio che stonava pesantemente con l’aspetto medioevale del maniero.
Il nuovo millennio ha portato nuove concezioni di restauro e nel 2003 un nuovo piano ha sostituito brillantemente il verandone panoramico in vetro: la forma squadrata delle quattro finestre per lato ha l’aspetto di una nuova merlatura ed il palazzo nuovo centrale ha riacquistato l’imponenza di un tempo, anzi è ancora più alto di allora! Nel 2006 era completata la costruzione di un nuovo complesso di scale in legno e dei pavimenti dei piani; a settembre veniva inaugurato il museo naturalistico.
Sul lato che da’ al cortile interno si aprono due porte: la prima dava accesso all’area tra prima e seconda cerchia muraria ed alla cappelletta di famiglia che qui sorgeva tra XVI°-XVIII° secolo; la seconda alla parte sottostante ed oggi permette l’accesso all’area Covili dal cortile.
La porta finestra al secondo piano (museo naturalistico) dava l’accesso ai camminamenti di ronda della seconda cerchia: forse vi si accedeva con un trabaldello in legno rimovibile, come abbiamo visto per la torre mastio ma considerando la presenza sottostante della cappelletta di famiglia, ciò significa che la seconda cerchia di mura era molto alta. Questa doveva essere la sua funzione, dato che una finestra vera e propria si trova alla sua destra.
Iniziamo la nostra visita agli spazi interni partendo dall’attuale biglietteria: all piano terra un vasto salone da l’avvio alle visite guidate e da qui si può proseguire in avanti per l’area artistica di Biolchini o salire ai piani superiori. Il salone nel 2009 ha ospitato una mostra in occasione del Quarto Centenario della nascita di Raimondo Montecuccoli e da allora fa bella mostra un ritratto coevo del Feldmaresciallo che in precedenza era locato presso la sede comunale di Pavullo nel Frignano[3]. Oggi il salone è adibito a sala video e in alcune occasioni ha ospitato concerti di musica classica.
La base rocciosa che avevamo visto nella dimora feudale riaffiora alla base della scala che porta ai piani superiori conferendole un aspetto particolarissimo, tanto che a fatica si distingue la differenza fra la roccia e le pietre squadrate. Il primo piano ospita un enorme salone ( forse uno dei più belli del piano nobile), allestito con i quadri della collezione Covili, tra cui una grande vista su Pavullo. E’ qui che spesso prendono l’avvio le narrazioni delle visite guidate o le rappresentazioni in costume.
Al secondo piano è stata recuperata una bellissima stanza a righe bianche e rosa-arancio dotata di schermo: viene solitamente utilizzata per presentazioni e convegni e sarebbe la base ideale per la costituzione del Centro Studi R. Montecuccoli. Salendo i gradini di una poderosa scala in legno raggiungiamo il terzo piano, dal 2006 adibito a Museo Naturalistico.
Sulla parete sinistra si apre una prima porta da cui si accede all’originale scala a chiocciola ed una seconda porta da l’accesso ai camminamenti esterni. Sopra questo portale si nota il più antico stemma dei Montecuccoli, qui rappresentato con i soli, i sei monti disposti a piramide ed affiancati dalla figura araldica della croce templare, di cui tratteremo più approfonditamente nel primo capitolo della sezione dedicata agli stemmi.
Se il terzo piano ha sette finestre, salendo al quarto ed ultimo piano, ve ne sono addirittura sedici: quattro per lato! Questa è la sala panoramica del Castello dove i visitatori rimangono a bocca aperta: da qui il borgo sembra incredibilmente in basso ed oltre alla splendida cornice dei monti del Frignano, si possono individuare moltissimi borghi circostanti; la visuale è a 360gradi. E’ questa l’ultima sala del museo naturalistico. Difficile stabilire a cosa fossero adibite queste grandi sale.
Una descrizione del Castello fatta dal Parenti a fine ‘700, per il Tiraboschi, ne descrive i quadri che raffiguravano figure di Santi ma anche “personaggi di famiglia: Bonacorso I°, Tordino I° figlio di Mattiolo I° e Cesare figlio di Gaspare I°. Alcuni quadri erano stati portati da Galeotto II° dalla Croazia.
Agli appositi ganci delle pareti sono appese le armature (cinque morioni, tre petti di ferro, un braccio, cinque pezzi di ferro per le braccia) e trofei di guerra, mentre le armi sono riposte con ordine nelle rastrelliere: alabarde, picche, moschetti, spingarde, spade, balestre, archibugi lunghi e ordinari a rota, archibugi alla tedesca a rota e pistolle a rota”[4].
Il palazzo nuovo nord
Contemporaneamente venne costruito il palazzo a nord, oggi detto “Corpo E”. Rispetto ai palazzi descritti questo aveva subito meno danni, ma in ogni modo aveva comunque perso il tetto ed i pavimenti degli ultimi piani. Sul lato che guarda la vallata il palazzo anche nelle prime fotografie, mostra non più di tre finestrini alla base, uno al secondo ed un’unica finestra più grande al terzo, la quale essendo contornata da mattoni in laterizio fa pensare ad un allargamento di fine ‘800, come per gli altri corpi della rocca. Le fotografie d’epoca successiva la mostrano poi murata[5] e nuovamente riaperta dopo il primo restauro nei primi anni ’80: quest’area della rocca doveva essere un ambiente piuttosto buio. Veniamo ora ad un enigma architettonico molto interessante: il lato destro della facciata ovest è privo di finestre agli ultimi due piani, ma al secondo compare un misterioso arco murato, sormontato da quattro fori. Di cosa poteva trattarsi a questa altezza? Si può ragionevolmente supporre che questi elementi indichino la presenza in passato, di un ballatoio in legno o bertesca, cui il muro della dimora feudale faceva da angolo. Dai quattro fori uscivano i sostegni della tettoia, di cui l’arco murato è ciò che ci che rimane di quell’apertura.
Il ballatoio in legno che sporgeva dalle mura, serviva a controllare meglio la visuale degli angoli ed aumentare il raggio di tiro delle armi. Non a caso da questo angolo si presidiava l’ingresso al borgo lato nord.
Molti Castelli presentano ancora oggi queste strutture[6] che in alcuni casi giravano intorno ai vari piani. Le balconate in legno erano abbastanza diffuse, poiché l’interno dei castelli era solitamente male illuminato a causa del grosso spessore dei muri. La bertesca in legno sopraelevata permetteva una visibilità negli angoli della rocca che non era possibile con il solo uso delle piccole feritoie. Quando l’angolo venne ristrutturato, dopo il crollo della dimora feudale, venne aggiunto uno spessore nel muro. Lo si vede bene guardando il palazzo dal terrazzone panoramico: una colonna aggiuntiva di pietre squadrate e mattoni. Quasi mai si facevano aggiunte appoggiando il muro a quello preesistente: il motivo potrebbe essere stata la presenza di un’apertura (il nostro arco), poi murata in quanto causa di instabilità. Altro dettaglio che emerge da questa prospettiva interna di osservazione è il filaretto interno, che scende dal merlo ma non raggiunge la base e si ferma ad una grossa pietra, dopodiché la parte sporgente sembra proseguire leggermente ad arco verso l’interno. Ulteriori indizi avrebbe potuto darci lo studio della disposizione delle pietre dall’interno, oggi purtroppo intonacato.
Veniamo al lato nord: qui le fotografie d’epoca mostrano un merlo centrale molto più lungo degli altri forse una canna fumaria. Nei crolli degli anni ’50 il palazzo nord aveva conservato la merlatura. Su questo lato, all’ultimo piano, si nota esternamente la caditoia di un bagno proprio sotto alla finestra. [7]
Anche attorno a questa finestra occorrerà approfondire la presenza di un’area che sembra essere stata chiusa o riparata in epoca recente, dalla quale sporgono due piccole strutture in alto, forse a indicare la presenza di un’ulteriore bertesca o struttura sporgente: muraria o in legno.
Il restauro iniziò nel 2006 e le foto di allora mostravano quest’area ancora priva di porte e finestre: apparvero l’anno dopo. Accedendo dall’area di Biolchini si nota nuovamente il riaffiorare della base rocciosa. La sala più rilevante è abbellita da un camino e viene utilizzata per matrimoni, anche perché da qui è possibile accedere direttamente al terrazzone panoramico, creato dal crollo della dimora feudale. In passato ha ospitato la mostra sulla prima guerra mondiale “Le casse ritrovate” di Fausto Corsini ed al momento è previsto che possa ospitare mostre temporanee.
Fino ad ora quest’ala del Castello è rimasta per lo più chiusa e sconosciuta al pubblico, ed attende ancora una vera e propria destinazione futura che possa arricchire il Centro Museale.
[1]Territorio e Beni…op.cit. pag.127 e 146.
[2]Ivi, pp.143-145.
[3]Oltre ad un grosso quadro che raffigura il Castello.
[4]Andrea Pini, Montecuccolo la storia svelata, op.cit. pag.302.
[5]Si veda il bozzetto di Palladini e Lipparini lato ovest, op.cit. pag.144.
[6]Se ne vedano le bellissime ricostruzioni grafiche in Segni di pietra, torri, castelli e residenze della Valle d’Aosta disegni e osservazioni di Francesco Corni, Tipografia Duc, 2008.
[7] Sul modello del bagno presente all’attuale ultimo piano della torre di Montecenere.
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