Sabato 27 maggio alle ore 16:00 presso il Castello di Montecuccolo, nell’aula didattica, presentazione di “Memorie Archeologiche Frignanesi” volume dedicato al ricercatore Amato Cortelloni, edito da Adelmo Iaccheri Editore, con l’autore Cesare Romani, presenta Alessio Bononcini che introdurrà a l’inaugurazione dei nuovi reperti.
A seguire visita guidata alla sezione museale storica con inaugurazione dei nuovi reperti, un tempo rinvenuti da Amato Cortelloni, e oggi recuperati e valorizzati grazie all’autorizzazione del Comune di Pavullo nel Frignano.
Il Comune di Pavullo nel Frignano accoglie chi giunge salendo dal suo ingresso a nord con la mirabile visione a sinistra dello splendido parco e del Palazzo Ducale, sullo sfondo le nostre montagne. Mentre stiamo per attraversare quella che un tempo[1] era la residenza estiva del Duca di Modena Francesco IV° d’Austria-Este, inconfondibile e fiero si staglia il monumento di Raimondo Montecuccoli, che dopo oltre un secolo è divenuto uno dei simboli della nostra cittadina. Correva l’anno 1909 quando l’artista Giuseppe Graziosi realizzò quest’opera, a lui dobbiamo nel 1937 anche il monumento a Giovanni Borelli. Ad Azeglio Babbini invece le altre due statue giunte in epoca più recente, la prima dedicata agli alpini e la seconda al nostro patrono San Bartolomeo. L’opera fu commissionata in occasione dell’anniversario del terzo centenario della nascita di Raimondo avvenuta il 21 febbraio 1609 presso il Castello di Montecuccolo, residenza avita della famiglia feudale. Per l’occasione si era costituito un Comitato per le Celebrazioni a Pavullo che aveva coinvolto tutta la montagna. Per la realizzazione del monumento venne scelto il giovane scultore Giuseppe Graziosi, nato a Savignano sul Panaro nel 1879, allora già autore di diverse opere e vincitore di diversi concorsi artistici a Bologna ma è solo pochi anni dopo che l’artista raggiungerà la fama mondiale con la premiazione all’Esposizione di San Francisco nel 1915 e commissioni internazionali (Argentina e Perù). Il Raimondo di Graziosi è assolutamente originale, riprende ovviamente la figura del protagonista ma non trae ispirazione da nessun ritratto particolare. L’artista ne da sembianze che esprimono al meglio la grandezza del personaggio, la forza, la virilità guerriera, l’espressione fiera che svela il genio militare e l’anima profonda di un eroe italiano. (lo sguardo, le sopracciglia arcigne, la posa diritta). Il Barocco c’è tutto in quei boccoli che scendono fino al petto, il generale indossava il parruccone come si usava nel Seicento, la moda che conosciamo dai ritratti del Re Sole Luigi XIV° e che a quei tempi serviva come segno di casta a distinguere i signori dalla plebe. L’armatura perfetta in ogni dettaglio, il cravattino in uso nella seconda metà del XVII° secolo, il collare di grande prestigio dell’Ordine del Toson d’Oro riservato solo ai massimi gradi militari o regali. Al centro della base sulla quale si erge il busto era inserito sempre in bronzo lo stemma civico del Comune di Pavullo, un’aquila sui monti, così simile allo stemma del Frignano e a quello dei Montecuccoli. Scrivo purtroppo “era” perché scomparso già da diversi anni, mi dissero “per restauro”. Il Graziosi, non solo accettò di realizzare l’opera chiedendo solo le spese di costo del materiale (Lire 2.500,00) ma tribolò poi parecchio per ottenere i soldi con cui pagare i fornitori, ancora a distanza di un anno, il Comune di Pavullo nel quale nel 1910 si tenevano le elezioni del Sindaco, non aveva ancora pagato per intero e davvero per poco l’artista non dovette procedere per vie legali. La celebrazione del 3 ottobre 1909 prevedeva il ricevimento di autorità e rappresentanze, la concomitante inaugurazione della bandiera della società operaia di Pavullo, lo scoprimento del busto con discorso sul palco di Giovanni Borelli, la banda e un banchetto. Saltò invece la gita al Castello e le luminarie vennero accese quando gli illustri ospiti erano già partiti. Fu così che la targa che ancora oggi possiamo ammirare sull’ingresso anteriore del Castello, caratteristico per l’imponente bertesca che lo sovrasta, venne inaugurata successivamente (realizzazione Cesare Cocetti e testo iscrizione Albano Sorbelli). La targa venne fatta ripristinare un secolo dopo nel 2009 dall’indimenticabile assessore Antonio (Tonino) Parenti. Il 15 maggio 2003 il basamento (che versava ormai in condizioni disastrose) venne completamente rifatto, grazie ad un intervento del Rotary Club di Pavullo al quale seguì anche il ripristino della lapide dedicata a R.M. sul municipio comunale (5/08/1883 era stata tolta nel 1952 durante i lavori di restauro).
Le fotografie di quella giornata, dall’archivio che ci ha lasciato Padre Berardo Rossi, mostrano la folla dei cittadini di Pavullo accorsi in massa per l’evento, gli uomini hanno tutti il cappello e le donne il fazzoletto. Il palco appare gremito da autorità e da esso si ergono un sacco di vessilli tricolori. Una seconda fotografia mostra la folla attorno al monumento e verso il parco lungo la ringhiera. Un fotografo sembra piegarsi intento in uno scatto, altri personaggi stanno eretti sul piedistallo a base quadrata. Ma la figura più interessante è l’uomo a destra che indossa un cappello a larghe falde con la piuma, e un cappotto con i bottoni sul dietro, sembra intento a dirigere una banda musicale. Vi è poi una terza fotografia che in questa occasione non ci è possibile pubblicare, che mostra Giovanni Borelli in posa oratoria, alla sua destra il gagliardetto del Comune di Pavullo e sullo sfondo si notano due bersaglieri con l’uniforme in uso dal 1899 (di cui un’ufficiale). Borelli sebbene pavullese era stato chiamato per l’occasione da Milano, pertanto è molto probabile che questo fotografia sia relativa alla stessa celebrazione.
In quella occasione Giovanni Borelli scrisse un’ode Montecuccolo Friniate, in precedenza aveva già composto La Spada e il Vomere sempre dedicato a Raimondo.
La produzione successiva di Giuseppe Graziosi è sconfinata, ricordiamo qui la fontana dei due fiumi 1938 a Modena in Largo Garibaldi e la gipsoteca a Palazzo dei Musei con diverse opere dell’artista donate dagli eredi alla città. Inserisco una fotografia giovanile dell’artista il cui volto è poco noto al pubblico.
Nel 2021 quando abbiamo realizzato il Museo Raimondo Montecuccoli al Castello, abbiamo scelto l’effige del busto come logo dello stesso.
Rimando infine al testo del prof. Andrea Pini che è davvero una bellissima lettura ed un’ottima ricerca Le Celebrazioni a Pavullo nel 1909 del Terzo Centenario dalla nascita di Raimondo Montecuccoli, in Rassegna Frignanese n.39,2009.
Alessio Bononcini – autore del testo e della fotografia
Nel 2021 abbiamo posto le prime basi per la nascita di un Museo Storico Montecuccoli, arricchendo così l’offerta del Centro Museale del Castello. Nel 2022 il nostro lavoro si è orientato verso lo studio di un ipotesi ricostruttiva della rocca come poteva apparire al momento del suo massimo splendore tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, plastico poi realizzato dalla ineguagliabile capacità artistica di Giuseppe Ricci, del quale è presente anche una sezione di diorami dedicati ai nostri borghi. In quella occasione abbiamo proposto il possibile aspetto, di quelle parti della rocca che sono scomparse. Il rinvenimento inaspettato di nuovi reperti, apre un nuovo cantiere, quello dei “reperti del Frignano” di cui Pavullo ebbe nel dott. Amato Cortelloni un ricercatore ineguagliabile. L’atto di Battesimo che si conserva nell’archivio della Pieve di Renno è la testimonianza documentale della nascita a Montecuccolo di Pavullo, del Feldmaresciallo imperiale Raimondo; il nuovo reperto ci restituisce un ricordo della cappella di famiglia poi scomparsa, che è il luogo più probabile dove possa essere avvenuto il battesimo quel 21 febbraio 1609. Ringraziamo fin da ora l’Amministrazione Comunale di Pavullo nel Frignano, per la collaborazione e il sostegno a questo progetto. Articolo della Gazzetta di Modena di ieri 22 febbraio 2023 che ringraziamo.
Alessio Bononcini – “Il Frignano dei Montecuccoli”
Il 21 febbraio 1609 nasceva nel nostro Castello quel Raimondo Montecuccoli che sarebbe poi divenuto uno dei più grandi personaggi della Storia d’Europa, nonchè militare tra i più geniali di tutti i tempi. La leggenda vuole che il piccolo, figlio del Conte Galeotto e dalla Contessa Anna Bigi, sia nato nella stanza al secondo piano, del torrione di piazza; ma probabilmente essa nasce unicamente dal fatto, che detta stanza è l’unica che conserva gli affresci rinascimentali e quindi è la più bella di tutta la rocca. Il Conte Montecuccoli mandò immediatamente a prendere l’arciprete di Renno, in modo che venisse a battezzare il piccolo, per evitare che qualora non fosse sopravvissuto, dovesse perire senza aver ricevuto il sacramento. Il battesimo avvenne all’interno del Castello, nella cappella privata della famiglia Montecuccoli. Quando assieme all’artista Giuseppe Ricci, abbiamo progettato il modellino del Castello, che lo raffigura come poteva apparire in quel 1609, quando nacque Raimondo, si è posto per noi, il problema di come raffigurare quelle parti che non ci sono più e di cui non disponiamo di fotografie d’epoca. In nostro soccorso, è venuto un appunto di Luigi Serafino Parenti, governatore di Montecuccolo alla fine del XVIII° secolo, che Venceslao Santi rinviene, durante la redazione di un articolo, che tratta la corrispondenza di quest’ultimo con lo storico modenese Girolamo Tiraboschi. : “In una lapida in una muraglia annessa al quartiere (la caserma dei soldati), e che sostenta la cappellina, si legge: M. DC. VIII – CO. GALEOTUS – M.s (cioè Monticuculus) A. FUDAMEN – TIS. AUGENDO – RESTITUIT”.Ovvero, la cappellina, che un altro documento descrive come posta a levante, era annessa alla caserma dei soldati (la quale a sua volta si sviluppava lungo le mura nord a destra della Torre mastio) e aveva una lapide che ne descriveva il restauro da parte del Conte Galeotto Montecuccoli nell’anno 1608, ovvero poco prima del battesimo di Raimondo. Della cappella si riteneva che fosse andata persa ogni traccia, fino a quando lo scorso anno abbiamo fatto un rinvenimento sensazionale, manufatto che, confidando nella collaborazione dell’amministrazione comunale del Comune di Pavullo nel Frignano intendiamo valorizzare e consegnare alla comunità all’interno del Castello nella sezione Museale dedicata a Raimondo Montecuccoli, quale ulteriore testimonianza e ricordo della sua nascita nel nostro territorio.
Andrea Pini “Montecuccolo, la storia svelata. I signori, la rocca, i feudi”, Adelmo Iaccheri La Sorgente, 1999
Berardo Rossi, “Raimondo Montecuccoli, un cittadino dell’Europa del Seicento”, edizioni Digigraf, 2002.
Venceslao Santi “Corrispondenza tra Girolamo Tiraboschi, L.S.Parenti e A.P.Ansaloni pubblicata a cura della R. Deputazione di Storia patria per le provincie Modenesi nel primo centenario della morte di Girolamo Tiraboschi – Modena, Vincenzi, 1894