“I Montecuccoli di Ranocchio e di San Martino” La Chiesa di S. Giacomo e gli affreschi dell’oratorio di S. Rocco di Stefano Santagata , Collana “Quaderni Storici di Montese, VII” , Il Trebbo, 2013.
?>
?> ?>Scriveva Cesare Campori nella prefazione di “Raimondo Montecuccoli. La sua famiglia e i suoi tempi”, Firenze, G. Barbera editore, 1876 :
“Dai diplomatici modenesi e dagli storici italiani contemporanei, troppo poco consultati dai nostri insino ad ora, e meno poi dagli stranieri, trarremo materiali per estenderci alquanto sulla Guerra dei trent’anni, più parcamente procedendo poscia pe’ tempi men di questo memorabili. Né mancano all’archivio estense altri documenti che dicono di Raimondo e della sua famiglia. Da questi, non che da opere a stampa, trasse sunti un medico Francesco Gregori di Spilamberto, che incominciò anche a stendere una storia de’ primi anni di Raimondo; la quale, lasciata da lui incompleta, fu letta come lavoro suo da G. B. Venturi, scienziato e letterato di buon nome, all’istituto di Milano. Dagli eredi del Venturi, acquisitore dei documenti raccolti dal Gregori, furono questi venduti al duca Francesco IV, e di una parte di essi, nel sunto che presso di sé ritenne il Gregori, si adorna la doviziosa collezione di manoscritti del conte Giorgio Ferrari-Moreni di Modena, dalla gentilezza del quale ebbi facoltà di esaminarli[i]“.
Nel 2009, in occasione del IV° Centenario della nascita di Raimondo Montecuccoli; Paolo Bernardoni ha curato la trascrizione del manoscritto risalente al 1788 attualmente conservato nella Biblioteca Estense di Modena con segnatura gamma S.3.3 e già appartenuto a Cesare Campori; veramente, pur con i limiti da altri già segnalati, si tratta di un’opera che può suscitare ancora un qualche interesse, in particolare per le notizie che fornisce relative ad Ernesto, zio di Raimondo, e per la lunga descrizione degli episodi locali inseriti nel più vasto quadro della guerra di Castro.
“Di alcune cose riguardanti la vita, costumi, ed azzioni del Principe Raimondo Montecuccoli né primi vent’anni di sua carriera militare, con altre del Conte Ernesto Montecuccoli suo maestro, che danno qualche idea del gareggiare di quei tempi” di Francesco Gregori (1788); a cura di Paolo Bernardoni, Collana “Quaderni Storici di Montese, III” , Il Trebbo, 2009.
[i] Lo zelo infaticabile del Gregori nel tener nota di ciò che pertiene alla storia dei Montecuccoli, sembra trasfuso nel suo conterraneo, il signor Carlo Fabriani. A lui vado debitore di molte notizie risguardanti quella famiglia e le montagne ov’ebbero lor feudi.
Padre Marco d’Aviano tra i protagonisti del film 11 settembre 1683, arrivò alla Corte di Vienna nel settembre 1680. Il suo arrivo venne celebrato con una Santa Messa con un suo sermone proprio in quella Chiesa dei Cappucini di Linz dove un mese dopo verrà tumulato il cuore e i visceri di Raimondo. Il nostro Generale non partecipò a quella messa; i cappuccini (ma soprattutto Padre Marco) stavano diventando sempre più influenti sul religiosissimo imperatore Leopoldo. La proposta del Montecuccoli di riforma dell’esercito si scontrò così con il potere dei Cappuccini che la bloccarono con la scusa che vi erano problemi più urgenti da trattare. Per approfondire: Padre Berardo Rossi, Raimondo Montecuccoli un cittadino dell’Europa del Seicento, Edizioni Digigraf, 2002, pp. 349-350.
Ottime notizie dal giornalino del Comune: 550 000 euro per i lavori di restauro al Castello di Montecuccolo.
E’ in fase di ultimazione il bando per l’affidamento di ulteriori, importanti, lavori di restauro e consolidamento al Castello di Montecuccolo. Dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie in particolare quella fondamentale della Soprintendenza ai beni artistici e ambientali, così, a primavera partiranno i lavori di definitivo restauro e messa in sicurezza della torre campanaria del castello mentre sarà anche ripristinata la parte del muro di cinta crollata. Contestualmente, tutto il tratto di mura adiacente sarà sottoposto a un importante lavoro di bonifica, con la realizzazione di drenaggi per favorire il defluire dell’acqua piovana e, dove necessario, di consolidamenti alla base delle mura stesse. Inoltre, sarà coperta con materiali idonei, la caldaia posta all’esterno del castello, per ridurne l’’impatto visivo. Il costo dei lavori è di 550.000 euro, 50.000 dei quali stanziati dal Comune di Pavullo, mentre i rimanenti 500.000 arriveranno da un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, sempre sensibile e attenta quando si tratta di tutelare il patrimonio artistico e culturale del nostro territorio.
………………………………………………………………………………………………………………………….
Riparata la campana della torre del Municipio
Lo scorso 24 ottobre, a cura dell’Amministrazione Comunale, è stata rimossa dalla sua sede, la campana della torre municipale, per subire una riparazione nella parte del gancio di sostegno. Dopo 20 giorni, è stata riposta nella sua sede abituale. La campana, ha una sua lunga storia, collegata all’istituzione, nel 1819 del Comune di Pavullo e alla costruzione dell’attuale sede comunale con la relativa torre dell’orologio. Nel 1832, poi, Pavullo è elevato a capoluogo del Frignano, subentrando a Sestola, e diventa sede di tutti i delegati del Governo del Ducato di Modena. Nel 1841, sulla sommità della torre fu collocata la campana, fusa a Spilamberto dalla ditta Serafino Gallieri (o Galfieri) e che riporta il primo stemma comunale di Pavullo, adottato nel 1831 su proposta del filologo Marco Antonio Parenti da Montecuccolo. Vi è riportata pure la figura di un santo, forse il Patrono San Bartolomeo. Dopo gli avvenimenti bellici della Seconda Guerra Mondiale, la campana, fu rifusa nel 1978 dalla ditta Capanni di Castelnovo Monti, su iniziativa del compianto notaio Amato Cortelloni, benefattore di Pavullo e deceduto in quello stesso anno e d’intesa con l’Amministrazione Comunale dell’epoca. Cortelloni fece pure riparare la bandiera tricolore in ferro posta sopra la campana.
Antonio “Tonino” Parenti