La campana di Cesare Montecuccoli presso Gaville di Manzolino (Castelfranco E.)

ORATORIO DELLA B.V. DI GAVILLE

La lapide in sasso, in parte deteriorata, collocata sopra la porta principale, dice: “D. Opt. Max. – ac Divae Virgini – quod Bartholomeus Juris Consultus et Dominicus Razalii Fratres – Anno Christi MCCCCLXXII – a fundamentis erexerant in juris Patronatus – memoriam – Templum hoc ipsum iam pene vetustate – collapsum – Razalii Nepotes pientes restituere – M.D. XXIIImense Augusto”.                                                                   Dedicato a Dio e a Maria Vergine, eretto nell’anno 1472, restaurato nel 1523, in antico convento e cimitero, sorto in str. S. Michele, in territorio di Manzolino di Castelfranco E., l’artistico Oratorio, bisognoso di restauro, ha sopra il tetto un bel campanile a vela, con una campana, affusolata, con queste caratteristiche:

Diametro: cm. 42 x 51; Peso: kg. 55; Nota: SOL. Iscrizione: “Comes Cexar De Monte Cuicolo fieri fecit MCCCCLXXXXVII + Agusti Angelo e Gracia me fe fare+ Mentem Sanctam spontaneam hon. Deo et Patriae Liberationem”. Cioè: il Conte Cesare di Montecuccolo fece fare nel 1497, con la dicitura, che rimonta al 200 d.C., che si trova nelle antichissime campane, e che era scolpita sulla tomba di S. Agata V. e M. di Catania, nel 3° sec. D.C.

In Campanili, Campane e Campanari del Modenese, di Luigi Parmeggiani, TEIC, Modena 1984.

Chiesa di S. Maria di Gaville

La chiesa di S.M. di Gaville è una delle più antiche di Manzolino: certamente era anche importante perché, mentre le altre chiese dei dintorni sono scomparse da secoli, essa è giunta fino a noi.                                                                                                                    La prima notizia si ha da un atto di donazione del 1064, epoca in cui verosimilmente apparteneva alla diocesi di Modena. All’inizio del 1200, invece, era soggetta all’Abbazia di Nonantola. In seguito passò definitivamente alla diocesi bolognese, come risulta dalla “decima” del 1315 e da tutti gli atti posteriori.                                                                          Nel 1472, essendo la chiesa cadente, i fratelli Bartolomeo e Domenico Razali la ricostruirono e la dotarono di benefizio, ottenendo il giuspatronato. I loro nipoti nel 1523 la restaurarono ed i successori mantennero il patronato ininterrottamente fino a che nel 1816 passò a Taruffi Vincenzo, figlio di Camilla Razali, ultima di quel casato. I diritti, poi, pervennero per eredità a Bolognini Luigi ed al di lui genero Franchi Ambrogio ed infine, per vendita, ai Signori Campora che, dopo aver rimpicciolito l’oratorio nel 1880, lo restaurarono nel 1882 e nel 1927.

La festa della B.V. di Gavile veniva celebrata la seconda domenica di Settembre

  1. Fabbri – Ed. Raccolta Civica 1986 Castelfranco E. (cartolina)

Aprile 1664. l’Europa sull’orlo del precipizio

 

Aprile 1664 mentre l’invasione degli ottomani era alle porte di un Europa sull’orlo del precipizio, così Galeazzo Gualdo Priorato descrive i fasti alla Dieta di Ratisbona:

 “Qui continuano i conviti e il ber tanto soverchiamente che dopo il mezzo giorno pochi hanno orecchie per alcun negozio. Quasi ogni mattina molto si consulta e poco si delibera”.

Qui tutti i Principi sono partiti dopo aver consumati i danari in continui conviti. I Vescovi hanno dato gran scandalo nell’essersi ubriacati il Venerdì Santo e nell’haver pubblicamente imbandite le mense di carne in Quaresima”.

Ratisbona 1 e 29 aprile 1664,

ASMo, Ambasciatori, Germania, b.101, Galeazzo Gualdo Priorato 1664

 

333esimo anniversario della morte di Raimondo Montecuccoli. Le Sue ultime volontà….

Nel 333esimo anniversario della morte di Raimondo Montecuccoli, la trascrizione delle sue ultime volontà:
“Dopo aver redatto e compilato il mio accurato testamento lascio le mie attuali ultime volontà:

1. Al mio caro cugino Andrea Conte di Montecuccoli nobile giovane lascio 1000 talleri imperiali così suddivisi: 500 per il tempo che ancora è a servizio e gli altri 500 devono essergli dati al momento in cui sarà riformato;

2. Ai Padri Cappuccini di Linz lascio, cosa che non potrebbero trovare nel mio testamento, 500 fiorini perché preghino per la mia anima;

3. Al mio maggiordomo Jean Gautier, che mi ha assistito nella malattia, lascio 50 fiorini oltre alla sua retribuzione;

4. Il mio caro figlio Conte Leopoldo, al quale impartisco l’ultima benedizione paterna, esorto a conformarsi in tutte le sue azioni e in tutti i suoi propositi alla volontà e ai consigli di Sua Grazia il Principe Dietrichstein e di Sua Eccellenza il Conte Gundaker von Dietrichstein, e a pregare assiduamente per me;

5. Dai miei cari generi il signor Conte Berka e il signor Conte Khisel così anche dalle mie tre care figlie le signore Contesse Berkin Khislin e Weissenwolfin mi congedo impartendo loro la mia ultima benedizione paterna; io comando ai miei signori generi e a mio figlio di pregare spesso Dio per la mia anima e di porre e seppellire il mio corpo mortale accanto a quello della signora mia moglie la cui anima già riposa in cielo; tutto questo secondo le mie ultime volontà delle quali sono perfettamente cosciente come testimoniano i miei signori generi Conte Berka etc…, Padre Lucio dell’ordine dei Cappuccini che mi è stato vicino durante gli ultimi giorni, il signor dottor Schoneich medico di corte imperiale; queste mie ultime volontà devono valere come un codicillo essenziale per ogni tempo e su ogni cosa;

Questo accadde a Linz il 15 Ottobre 1680.   Il signor dottor Schoneich, sebbene non sia rimasto accanto a me per tutto il tempo della mia malattia dev’essere pagato come anche tutti gli altri signori medici che mi hanno visitato ogni giorno durante la malattia.

Montecuccoli

Da una traduzione del libro “I due ultimi soggiorni di Montecuccoli a Linz” di Wilhelm Rausch presso le carte di Padre Berardo Rossi.

Per un diverso approccio di studio sull’Iconografia di Raimondo Montecuccoli

La vasta iconografia di Raimondo Montecuccoli non è ancora stata oggetto di uno studio dettagliato.

L’approccio corrente è quello di descriverne i ritratti e le raffigurazioni artistiche più famose senza un criterio temporale.

Il successo di un incisione del XIX secolo del Rosaspina, ha fatto si che da quel momento in poi tutta l’iconografia successiva si sia ispirata a quel modello e che nell’immaginario collettivo la figura del Feldmaresciallo Frignanese si sia fossilizzata su un immagine che non appartiene al secolo di Raimondo.

Pertanto un futuro studio sui ritratti di Raimondo, dovrà dividere l’iconografia a lui contemporanea, composta in gran parte da incisioni su rame (in particolar modo la serie di Theatrum Europaeum di Matthaus Merian) da quella successiva; operando una ricerca dettagliata, opera per opera alla ricerca dell’autore, della data e qualora non si tratti di un quadro, del libro in cui fu pubblicata. In questa direzione va senz’altro il lavoro di ricerca bibliografica avviato da Paolo Bernardoni consultabile presso il sito internet dell’Accademia del Frignano “Lo Scoltenna” nella sezione “Tracce del Passato-Documenti Storici – Raimondo Montecuccoli” ( trovate il link nella home page del nostro sito), oppure visitando il sito www.montecuccoli.org. Nella sezione “Galleria di Immagini” – “Ritratti di Raimondo Montecuccoli” del nostro sito intendiamo proseguire questa ricerca secondo il metodo qui descritto.

Ritratto di Raimondo Montecuccoli in “Comitum Gloriae Centum…” di Elias Wiedemann, Bratislava 1646.

Alessio Bononcini – “Il Frignano dei Montecuccoli”